Sono innumerevoli gli studi che dimostrano gli effetti positivi della dieta su prevenzione e trattamento di disturbi cardiovascolari, diabete di tipo 2, ipertensione. Meno conosciuto e meno studiato è invece il legame tra alimentazione e disturbi psichiatrici: quello che mangiamo può fare la differenza su come pensiamo e come ci sentiamo emotivamente? Un cibo più di un altro può aiutarci nella capacità di affrontare i problemi della vita senza venirne sopraffatti? La “Nutritional Psychiatry” è una disciplina emergente che studia la relazione tra abitudini alimentari e disturbi mentali. Nell’ultimo decennio è stata dimostrata una stretta associazione tra cibo e mente: una dieta sana avrebbe un ruolo protettivo sul benessere emotivo e soprattutto sul rischio di sviluppare depressione e disturbi dell’umore. Al momento le ricerche si sono concentrate sui possibili effetti dell’alimentazione sul disturbo bipolare, una patologia psichiatrica caratterizzata da un’alterazione dell’umore, delle emozioni e dei comportamenti. Detta anche “sindrome maniaco depressiva”, è caratterizzata da un’alternanza di episodi depressivi e fasi maniacali che compromette fortemente lo stile di vita del soggetto che ne è affetto. E’ stato dimostrato che i soggetti bipolari hanno una dieta maggiormente calorica e a maggior carico glicemico rispetto ai soggetti sani; hanno abitudini notoriamente poco salutari come elevato consumo di hamburger, patatine, pizza, pane bianco, zucchero, torte, dolci e bevande zuccherine; e basso consumo di frutta, verdura e cereali integrali. Ma è nato prima l’uovo o la gallina? Dagli studi emerge che, senza dubbio, i pazienti bipolari tendono ad avere abitudini alimentari maggiormente sbilanciate, ma in realtà ancora non è chiaro come cibo e malattia interagiscano tra loro. Un’alimentazione scorretta potrebbe essere un effetto della malattia stessa: in effetti, uno dei principali sintomi del disturbo bipolare è l’aumento dell’appetito e del peso corporeo, il che riflette la possibilità che il paziente bipolare sia portato a mangiare di più e ad ingrassare. Inoltre, è possibile che alimenti dolci siano ricercati dai soggetti affetti per soffocare le emozioni e ridurre stress e preoccupazioni: lo zucchero sembrerebbe ridurre il cortisolo, “ormone dello stress”, indiscutibilmente alto nei bipolari a causa di elevato stress cronico non efficacemente gestito. Al tempo stesso, la ricerca di cibo potrebbe essere una conseguenza dei trattamenti farmacologici utilizzati nel trattamento della patologia: l’incremento ponderale è un noto effetto collaterale di alcuni farmaci psichiatrici. Tutte queste ipotesi sono in parte vere, e insieme concorrono al perpetuarsi del problema. La dieta di bassa qualità è pertanto, in parte, CONSEGUENZA della malattia. Tuttavia, è possibile che possa essere considerata una delle CAUSE del disturbo! I meccanismi esatti devono ancora essere stabiliti con esattezza, ma diverse ipotesi sono state fatte, sulla base di numerosi lavori effettuati in tutto il mondo. Il modo di alimentarsi ha effetto su un’enorme varietà di processi che avvengono all’interno del nostro corpo, molti dei quali possono predisporre l’organismo a sviluppare patologie croniche più o meno gravi. Il maggiore interesse degli ultimi anni è stato lo studio del ruolo della dieta nell’infiammazione e nell’ossidazione. E’ ormai noto anche ai non addetti ai lavori come una dieta antinfiammatoria e ricca di antiossidanti possa aiutarci nel prevenire e ridurre il rischio di sviluppare patologie come ipertensione, diabete, infarto, cancro. Si parla meno di disturbi psichiatrici, che tuttavia sembrano essere coinvolti allo stesso modo: ebbene sì, aumentare il consumo di frutta e verdura di stagione, frutta secca e olio di oliva, cereali integrali, legumi e pesce, ha un ruolo protettivo anche su depressione, ansia e disturbo bipolare. Tuttavia, il legame tra dieta e disturbi dell’umore sembra andare oltre a infiammazione e ossidazione. Da recenti studi è emerso che la dieta agisce a livello del sistema delle monoammine - dopamina, serotonina e noradrenalina - neurotrasmettitori coinvolti in prima linea nella regolazione dell’umore, la cui mancata o ridotta funzione è notoriamente coinvolta nei disordini psicologici (esse rappresentano infatti i principali targhet dei farmaci psichiatrici).
Diete ipercaloriche, in particolare con alto contenuto di grassi e zuccheri, influenzano il trasporto e il rilascio di tali composti a livello cerebrale, ostacolandone le funzioni e provocando alterazioni riscontrabili in ansia, depressione, irritabilità, disordini dell’umore e disturbo bipolare. Nei soggetti in trattamento farmacologico, la dieta potrebbe inoltre ridurre l’azione dei farmaci o ostacolarne l’azione, rendendo ancora più difficile la gestione della malattia, già di per sé complicata. Il ruolo preventivo della dieta è innegabile, ma potrebbe essere possibile, nel prossimo futuro, valutare un supporto nutrizionale in appoggio al percorso psichiatrico e alla terapia farmacologica, nel trattamento del disturbo bipolare e altre patologie psichiatriche. Il vantaggio potrebbe essere maggiore di quanto si pensi: si ridurrebbe il rischio di complicazione metaboliche, di cui soggetti psichiatrici sembrano essere a maggior rischio, si sfrutterebbero gli effetti nutraceutici degli alimenti a livello del sistema nervoso e aumenterebbe l’efficacia del trattamento farmacologico e psicoterapeutico in virtù del miglioramento del sistema delle monoammine
2 Commenti
Chiara
3/2/2022 08:08:29 pm
Potrebbe gentilmente fornirmi le fonti di quanto afferma relativo alla connessione fra dieta e disturbo bipolare? Grazie.
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Antonio
29/8/2022 10:27:19 am
Soffro di disturbo bipolare e sono in sovrappeso ,da poco sono seguito da una nutrizionista.
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