ARTICOLO SCRITTO IN ESCLUSIVA PER IL BLOG MATITA E FORCHETTA Il freddo è arrivato, e con lui raffreddore, tosse e male alla gola. Vi suona familiare? Oltre a maglioni, cappellini, sciarpe e guanti, un aiuto speciale può arrivare dalla tavola: frutta e verdura di stagione sono una vera protezione contro i malanni da raffreddamento e, come sempre, una risorsa da sfruttare al meglio. Scopriamo come! Siamo abituati a trovare al supermercato qualunque tipo di alimento in qualsiasi momento dell’anno, ma cosa ci dona la natura in realtà? Consumare frutta di stagione permette di portare in tavola prodotti sempre freschi, soddisfando la necessità fisiologica di modificare l’alimentazione secondo il clima: sali minerali, vitamine e principi attivi, infatti, non sono presenti a caso in frutta e verdura, ma per far fronte alle specifiche richieste dell’organismo in funzione della stagione. I benefici per la salute La frutta di stagione è molto più ricca di principi attivi e sostanze nutrienti rispetto a quella coltivata fuori periodo. Essendo raccolta in base al reale ciclo di vita, cresce in maniera naturale, non è vittima degli attacchi di insetti e parassiti e, di conseguenza, non ha bisogno di pesticidi per arrivare ad una maturazione ottimale. Ogni frutto ha la sua stagione, ed è solo in quel periodo che manifesta le sue migliori qualità, anche per quanto riguarda il gusto, l’aroma o il profumo: credete sia buona una pesca a gennaio? Il rispetto per l’ambiente e… il portafoglio ringrazia! Scegliere frutta della stagione in corso significa anche rispettare la Terra: impossibile, infatti, non considerare l’impatto ambientale dei trasporti utilizzati per far arrivare sulle nostre tavole frutta coltivata chissà dove. Innegabile e rilevante il conseguente il risparmio economico! Frutta invernale contro i malanni di stagione L’arrivo della stagione fredda mette a dura prova le nostre difese immunitarie. L’inverno porta con sé disturbi legati a freddo e sbalzi di temperatura come raffreddore e mal di gola, per questo bisogna proteggere il nostro organismo. Non a caso, la frutta invernale è ricca di vitamina C, sostanza antiossidante e risorsa preziosa per stimolare le nostre difese immunitarie in previsione del clima rigido di questo periodo. Arance Protagonisti indiscussi della stagione invernale sono gli agrumi: frutti arancioni, aciduli e succosi. 100 g di arance apportano 34 kCal e 7,8 g di zuccheri. Le varietà citrus contengono elevata quantità di acido citrico, potassio e vitamina C. Le arance contengono anche vitamina A e bioflavonoidi. Metà della pectina di un’arancia si trova nell’albedo, la parte bianca e spugnosa che riveste internamente la scorza. Meglio quindi non essere troppo meticolosi nello sbucciarle, perché la pellicina bianca è un’ottima fonte di questa fibra. Le spremute sono alternative ottimali ai succhi di frutta industriali, che di qualità ne hanno davvero poche e andrebbero evitati… Attenzione però! La vitamina C si degrada facilmente all’aria, è dunque importante berla subito dopo la premitura per conservarne tutti i benefici. Il succo delle arance dolci può essere usato come dolcificante nelle macedonie, per evitare l’utilizzo dello zucchero; mentre le varietà più acidule rientrano nella preparazione di numerose pietanze e contorni. Un esempio? Finocchi, arance e melograno: un’insalata invernale con sorprendenti proprietà digestive e diuretiche. Kiwi
In pochi sanno che il kiwi contiene quasi il doppio del contenuto di vitamina C rispetto alle arance. Più note invece le sue proprietà sul transito intestinale: un kiwi la mattina a digiuno oppure la sera prima di coricarsi, stimola la peristalsi degli intestini più pigri, mentre un aumento eccessivo della motilità potrebbe renderli controindicati nei colon irritabili. Come riconoscere un buon kiwi? In linea generale, il frutto deve presentarsi con la buccia integra e quindi senza segni particolari, con una forma regolare e non deve essere né troppo acerbo né troppo morbido, per poter essere consumato in assoluta tranquillità. Buon rimedio per la circolazione, in caso di vene varicose e gambe pesanti per le sue proprietà diuretiche, 100 g di kiwi apportano 44 kCal e 9 g di zuccheri. Ottimo con lo yogurt insieme ad una manciata di fiocchi d’avena: colazione completa e genuina! Mele Da Adamo ed Eva, a Biancaneve, Guglielmo Tell, Newton e Steve Jobs… da sempre sentiamo parlare di mele! In molti le amano, ma qualcuno si stufa in fretta … in realtà ne esistono più di 7000 varianti, diverse per colore, sapore e consistenza. Sicuri che siano così noiose? Il consiglio è di lavarle bene, ma di evitare di sbucciarle: la fibra insolubile si concentra soprattutto nella buccia e ha una funzione anti stitichezza da non sottovalutare. In questo caso è bene che siano mele biologiche… nessuna paura se la buccia risulta un po’ rovinata e non perfettamente integra e splendente: è segno di qualità! Calorie e contenuto di zucchero estremamente variabili in base alla qualità; consigliate a inizio pasto per controllare il senso di fame, oppure in insalata per un tocco gourmet: provate con valeriana, noci e senape! Cosa abbiamo imparato 1. Frutta di stagione? Benefici alla salute, all’ambiente e al portafoglio. 2. I frutti invernali sono ricchi in vitamina C, per proteggerci dai malanni di stagione. 3. Spremute d’arancia da non lasciare all’aria troppo tempo, kiwi per la regolarità intestinale e mele meglio biologiche e con la buccia! Riferimenti: cure-naturali.it sorgente natura.it Scienza e cultura dell’alimentazione – Cappelli e Vannucchi – Zanichelli
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ARTICOLO SCRITTO IN ESCLUSIVA PER IL BLOG MATITA E FORCHETTA Dopo un autunno di siccità, con l’arrivo di dicembre e della neve è ora di scendere in cantina, spolverare l’attrezzatura da sci, togliere la ruggine dalle lamine e, finalmente, tornare in pista! Esistono alimenti migliori di altri per una giornata sulla neve? A quali aspetti nutrizionali prestare maggiore attenzione? Scopriamolo insieme. L’alimentazione dello sciatore deve tener conto sia dello sforzo fisico che dell’altitudine: non devono mai mancare i carboidrati, per soddisfare gli aumentati fabbisogni energetici, dovuti all’attività fisica e all’aumento del metabolismo dettato dalla quota. Colazione da Re Mai partire a stomaco vuoto: la colazione è importante per fare il “pieno” dopo il digiuno notturno e prepararsi al meglio per la giornata di sport. Sia che siate a casa vostra, sia che pernottiate in albergo, consumate una bevanda calda, delle fette biscottate o del pane integrale con la marmellata e un po’ di yogurt al naturale, oppure pane di segale, burro di montagna e miele. Consigliata una porzione di frutta oppure una spremuta: è ricca di acqua, di composti antiossidanti importanti per ridurre lo stress ossidativo e di vitamine e sali minerali che proteggono dal rischio di raffreddamenti e dall’insorgenza di crampi muscolari. http://temi.repubblica.it/viaggi-speciale-dolomiti-superski/2014/10/30/la-dieta-perfetta-dello-sciatore/ Spuntini e pause relax, cosa scegliere? A metà mattina può essere fatta una piccola pausa in qualche accogliente bar sulle piste, importante soprattutto per reidratarsi: molto spesso in montagna si sente poco la sete a causa del freddo; tuttavia sciare è un’attività faticosa, in cui si perdono liquidi con il sudore (soprattutto se si sbaglia la scelta dell’abbigliamento, ma anche se lo sforzo è elevato o se ci si affatica “mentalmente” come nel caso dei principianti) e con l’aumentata respirazione dovuta alla quota. Una buona idratazione è inoltre importante per ridurre il rischio di traumi e lesioni muscolari. Se la semplice acqua risulta troppo fredda e non invoglia a bere, si può sfruttare la pausa per riscaldarsi e reidratarsi con una tazza di tè caldo, un infuso o una tisana, eventualmente accompagnata da un pezzo di cioccolato fondente, della frutta secca o un pacchetto di crackers, ogni tanto una fetta di crostata. Evitare invece gli alcolici: l’alcol è un vasodilatatore che porta a termodispersione… sfatiamo il mito che un “cicchetto” di grappa riscalda il corpo in montagna: al contrario, aumenta il rischio di geloni. Gli alcolici, inoltre, riducono l’attenzione, i riflessi e la coordinazione dei movimenti, fondamentali per un’ottima resa sugli sci. Pranzo leggero: la giornata non è ancora finita! A pranzo sono sconsigliati i pasti eccessivamente ricchi, grassi e molto conditi, soprattutto per chi è intenzionato a continuare a sciare anche nel pomeriggio: il pasto dovrà essere facilmente digeribile, non molto abbondante, con una buona quantità di carboidrati. Un piatto di polenta, pasta o riso conditi con sughi leggeri e semplici o con olio e parmigiano, oppure una zuppa di legumi e cereali; una porzione di verdura e magari un frutto. Evitare fritture, dolci molto elaborati e ancora gli alcolici: potremo goderci un bicchiere di “vin brulée” a fine giornata! https://www.cucina-naturale.it/la_dieta_dello_sciatore/ La testimonianza di Oscar “Oscar, tu sei un grande appassionato di montagna, non perdi un weekend e scii sempre fino alla chiusura degli impianti. Cosa mangi durante queste giornate?” “Consumo una colazione molto abbondante a base di zuppa di pane nero, miele e latte, a cui aggiungo una porzione di frutta cotta e una tazza di tè. Non amo fermarmi a metà mattina, pertanto porto nello zaino del cioccolato amaro e delle noci sgusciate, che sgranocchio in seggiovia, bevendo tè caldo zuccherato dal mio storico thermos! Pranzo da 30 anni nello stesso ristorante, sono un affezionato cliente e ormai sanno bene che non amo le esagerazioni: una zuppa d’orzo, oppure della polenta al sugo. Un bicchiere di vino, quello sì, non manca mai!”. Cosa abbiamo imparato:
1. Sciare comporta una notevole spesa energetica, a cui bisogna rispondere con una buona colazione, ricca di carboidrati 2. In pista è importante idratarsi adeguatamente, magari approfittando per una pausa al caldo 3. Pranzo leggero per sfruttare al meglio il pomeriggio: lasciamo gli alcolici per la cena o l’aprés-ski. ARTICOLO SCRITTO IN ESCLUSIVA PER IL BLOG MATITA E FORCHETTA Scuola, lavoro, figli, ufficio, spesa, banca, poste, pagamenti, pulizie, scadenze, palestra, nonni, mail, telefonate. Aiuto! Viviamo in un mondo frenetico, siamo sopraffatti da doveri, ritmi serrati, vita “a 100 all’ora” e tempo che sembra non essere mai abbastanza, anche a tavola! Scopriamo come la pratica mindfulness potrebbe aiutarci a vivere meglio. Di cosa si tratta? La mindfulness è un processo che porta alla capacità di portare l’attenzione al momento presente: si tratta di rivolgere volontariamente la propria attenzione a quello che accade nel proprio corpo e intorno a sé, momento per momento e ascoltando più accuratamente la propria esperienza, attraverso strategie di respirazione: una forma di meditazione che porta alla piena consapevolezza del proprio io; vivere qui e ora, come quasi nessuno fa più, per eliminare o ridurre in modo duraturo la sofferenza e lo stress tipici del mondo occidentale. Le origini, il presente e il futuro La dottrina e la meditazione buddista costituiscono probabilmente la tradizione che più di tutte incarna ed esplicita il tema della consapevolezza. Gran parte delle idee, delle pratiche e degli interventi di mindfulness sono il frutto di un percorso iniziato con gli studi di Jon Kabat-Zinn, un biologo e professore dell’Università del Massachussets, che sviluppò un protocollo da utilizzare addirittura in contesti clinici: la mindfulness si è dunque mano a mano spogliata delle sue connotazioni spirituali e morali per diventare oggi parte integrante di terapie psicologiche e non. Dalla vita fino a tavola: Mindfulness Eating La pratica permette di acquisire una nuova attitudine mentale che farà apprezzare ogni istante, accrescendo la consapevolezza quando si guarda, si ascolta, si pensa, si parla, si lavora, nei momenti facili e in quelli difficili… e anche quando si mangia! Spesso si consumano i pasti in maniera rapida, veloce, senza assaporarli davvero; a volte si saltano del tutto per problemi di tempo mentre in altri momenti si ingurgitano grandi quantità di cibo fino a sentirsi sgradevolmente pieni. Si tratta di un’alimentazione poco consapevole! Molti di noi si servono del cibo come sostegno psicologico. Quando siamo ansiosi, mangiamo. Quando ci sentiamo soli o ci annoiamo, mangiamo. Quando siamo insoddisfatti, mangiamo. Ma anche quando siamo felici mangiamo. Per premiare un bel voto ci compriamo un gelato, per festeggiare un evento, andiamo a cena fuori. Non mangiamo per nutrire il corpo, ma per passare il tempo o sentirci meglio emotivamente. Con la Mindfulness Eating si impara a percepire la reale sensazione di fame e di sazietà, a mangiare con consapevolezza, apprezzando ogni boccone, ponendo attenzione ai sapori, ai profumi, ai colori e alle consistenze delle pietanze: un percorso verso una perfetta armonia con il cibo e con il proprio corpo. Le esperienze Con la pratica, alcuni scoprono di mangiare certe cose più per abitudine che per gusto o scelta. Altri si accorgono che certi cibi sono per loro di difficile digestione e producono un senso di affaticamento dopo aver mangiato, sensazioni a cui non avevano fatto attenzione prima. Molti riferiscono di gustare il cibo molto di più e una conseguenza è spesso il ritorno alla forma fisica ideale, anche se non era l’obiettivo iniziale. Qui le parole di Jon Kabat-Zinn: “Spontaneamente, molti dei nostri pazienti cominciano a mangiare più lentamente, a sentirsi sazi con una minore quantità di cibo e a gestire maggiormente i loro impulsi a servirsi del cibo per soddisfare bisogni psicologici. Alcuni dimagriscono senza prefiggerselo specificamente, semplicemente per effetto di questa attenzione” A chi potrebbe essere utile?
Non sono pochi i miglioramenti nell’alimentazione di soggetti obesi e chi soffre di “fame nervosa”. Ottimi benefici anche per chi vuole allontanare la voglia quotidiana di dolci o cibo spazzatura e a chi spesso si chiede: “di cosa ha davvero bisogno il mio corpo?”. Infine, interessanti campi di applicazione potrebbero essere nei disturbi alimentari, in chi necessita di un rapporto più equilibrato con il cibo e con il proprio corpo o a chi semplicemente serve un aiuto in più per organizzare e gestire meglio la propria alimentazione. Sicuramente un aiuto efficace anche per chi, per colpa di pasti frettolosi e mal gestiti, soffre di gonfiore addominale e difficoltà digestive. Come sempre, attenzione a chi ci si rivolge: psicologi e psicoterapeuti con attestati di frequenza a corsi specifici, sono i professionisti che davvero potrebbero aiutarvi! Cosa abbiamo imparato: 1. La pratica mindfulness è una sorta di “meditazione occidentalizzata” che insegna a porre attenzione al presente e consapevolezza del momento attuale. 2. Imparare a vivere “consapevoli” potrebbe aiutarci a vivere meglio, riducendo lo stress che caratterizza i tempi moderni. 3. La mindfulness eating si occupa in particolare dell’alimentazione, per imparare a gestire bene il cibo e il momento del pasto. Riferimenti: stateofmind.it “Vivere momento per momento” – Jon Kabat-Zinn RICETTA ESCLUSIVA PER IL BLOG MATITA E FORCHETTA Un piatto semplice da preparare, gustoso e d’effetto, che lascerà i vostri ospiti piacevolmente colpiti: code di gambero in crosta con salsa di yogurt e avocado, perfetto come antipasto per il pranzo di Natale! Sarà perfetto per un aperitivo a buffet, o ancora più elegante servito in un piatto unico al centro della tavola. Anche se i gamberi devono essere maneggiati con delicatezza per evitare di rovinarne la forma e staccare la coda, è possibile farsi aiutare nella preparazione anche dai più piccoli: si divertiranno ad avvolgere la sfoglia e anche se non sarà una “crosta” perfetta, il gusto sarà speciale anche in versione più rustica! Farci aiutare in cucina dai bambini è un modo intelligente e divertente per avvicinarli agli alimenti e agli ingredienti di qualità, un’educazione alimentare attiva che paga in termini di curiosità verso gusti nuovi… soprattutto quando si parla di pesce, mai troppo amato dai bimbi! E se i gamberi proprio non gli piacciono? Si può optare per del salmone tagliato a tocchetti rettangolari oppure per del merluzzo precedentemente marinato con del limone: dei “bastoncini” homemade a cui non sapranno resistere! Preparazione: 20 minuti Cottura: 15 minuti Tempo totale: 35 minuti Porzioni: 4 persone Ingredienti: 12 code di gambero fresche di ottima qualità 120 g di pasta sfoglia rettangolare 1 uovo 1 goccio di latte semi oleosi vari (sesamo, lino, girasole e papavero) olio qb sale qb pepe qb Per la salsa: 170 g yogurt greco magro 1 avocado maturo il succo di ½ limone 1 cucchiaio di olio EVO sale qb pepe qb 2 foglie di basilico Preparazione: 1. Per prima cosa pulire le code di gamberi, togliendo zampette e carapace avendo cura di lasciare la coda ed estraendo l’intestino, cioè il filamento nero, aiutandovi con uno stecchino. Riporli in una pirofila a marinare con olio, sale e pepe qb. 2. Tagliare a striscioline di 1 cm l’una la pasta sfoglia, poi avvolgerle a spirale attorno ai gamberi, ponendoli di volta in volta sopra una teglia con carta da forno. 3. Sbattere l’uovo con un goccio di latte, poi spennellare la superficie della sfoglia e guarnire con i semi. 4. Cuocere in forno statico a 200° C per 15 minuti o fino a doratura della sfoglia. 5. Nel frattempo si può preparare la salsa: unire lo yogurt, il succo di limone, il basilico, sale , pepe, l’olio e l’avocado. Frullare nel minipimer qualche secondo. 6. A cottura ultimata, servire e gustare! Conservazione:
Si possono preparare, conservare in frigo e cuocere prima del pasto. Una volta cotti, è consigliabile consumarli subito. Consigli: La salsa può essere fatta senza avocado e al posto del basilico, si può mettere qualche fogliolina di menta. I semi possono essere scelti in base al proprio gusto: bene anche semi di chia o granella di mandorle, pistacchi o nocciole. Nella marinatura, possono essere usati odori ed erbe aromatiche secondo gusto e preferenza. Si possono comprare anche gamberi interi: le teste e gli scarti possono essere usati per un delizioso fumetto di pesce per qualche portata successiva! |
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Aprile 2018
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Dott.ssa Francesca Brun |
Ordine dei Biologi del Piemonte, della Liguria e della Valle d'Aosta n.A2575
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